Spilamberto In fiore “ANTEPRIMA”: Alimentazione e salute: i cibi per la mente

Alimentazione e salute: i cibi per la mente

Tematiche dell’incontro:

  • Ci siamo chiesti quante volte mangiamo senza in realtà avere fame… chi decide su fame e sazietà?
  • Cibi per l’umore, per riequilibrare la sfera psico-emotiva
  • Messaggeri in rete: neurotrasmettitori disturbati da alcuni cibi o additivi chimici
  • Nutriamoci di profumi e colori!
  • Importanza degli acidi grassi contro l’infiammazione e per aiutare la memoria
  • Importanza del magnesio e delle vitamine gruppo B
  • Sette cibi che aiutano la mente
  • Curcuma e tè verde, un aiuto dal mondo vegetale

    Tra pancia cervello esiste una relazione indissolubile, un collegamento garantito da vie nervose e da ormoni, molti di essisono attivi in entrambi questi organi. Il cibo, quindi, può influenzare il nostro umore, le nostre prestazioni intellettuali, la funzionalità dei sistemi cerebrali prevenendo malattie tipiche dell’invecchiamento cellulare. Per contro i nostri stati d’animo influenzano e condizionano il nostro rapporto con il cibo.

    L’incontro è tenuto dalla Dott. ssa Silvia Giovetti

    Tecnico Erborista e Naturopata, educatore counsellor nutrizionale.

    www.silvianaturopataerborista.it

Spilamberto in Fiore 2013

spilamberto in fiore 2013Sabato 4 e Domenica 5 maggio 2013, a Spilamberto, centro storico, dalle 9 di mattina “Spilamberto in Fiore”, festa dei fiori e della primavera, laboratori tematici, lezioni, giochi, intrattenimento….. a breve la pubblicazione del programma completo.

LA GRANDE ASTA – Spilamberto in Fiore 2013

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SPILAMBERTO IN FIORE 2013  –   EVENTO culmine la domenica, ore 17.30 circa, con la premiazione del miglior disegno del concorso “Spilamberto in Fiore 2013” e di seguito la grande asta di tutti i disegni partecipanti al concorso, con Fabio Ferri nelle vesti del “battitore” d’eccezione…. Fabio Ferri. I proventi dell’asta finiranno nelle relative disponibilità delle classi dei bambini degli asili “Don Bondi”, “Rodari” e “Quartieri”, partecipanti al concorso stesso. Partecipate e fate la vostra offerta!

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La leggenda di Messer Filippo | Spilamberto

Progetto e disegni a cura degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Severino Fabriani” di Spilamberto.


SPILAMBERTO (Modena) – La porta della torre si apre davanti a una scala di mattoni che s’ arrampica per cinque rampe sempre più strette fino a una stanza col soffitto alto. E’ la prigione dell’ antico castello dei nobili Rangoni e gli anelli di ferro ancora infissi nei muri fanno immaginare catene e lamenti di disgraziati. Una delle pareti è occupata da un’ altra rampa di scale che sale ancora più su e nello spazio stretto del sottoscala s’ apre una porticina che pare una finestra affacciata sull’ inferno. Il prigioniero che disegnò la sua storia d’ amore e morte Filippo, detto il diavolino, fu rinchiuso nel ‘ 500 nella torre di Spilamberto Sulle pareti della cella la passione per la bella castellana in versi e «fumetti» La seconda puntata della serie «Amori e misteri» è dedicata a una tragica storia d’ amore di 500 anni fa. Fu scritta e disegnata, come un fumetto, da un mercante spagnolo prigioniero. La prima puntata, dedicata a una ragazza rapita dai pirati in Maremma, è stata pubblicata il 3 agosto. Una finestra perché la soglia è a una cinquantina di centimetri dal pavimento, sull’ inferno perché immette in uno spazio che somiglia più a un’ intercapedine che a una cella. Qui venne imprigionato, nel Cinquecento, un certo Messer Felippus che raccontò sulle pareti di questa prigione, con testi e disegni, la sua tragica storia d’ amore e di morte. La cella è talmente piccola che sembra difficile persino entrarci. Per farlo bisogna scavalcare la soglia alta, sgusciar dentro di traverso e tenere la testa abbassata. E quando si è dentro lo spazio risulta ancora più stretto. Messer Filippo dovette vivere chissà quanto in questa cella lunga un metro e ottanta e larga meno di un metro, dov’ è possibile stare in piedi solo in un punto, perché il soffitto scende subito verso il basso (siamo in un sottoscala) e obbliga a stare con la schiena piegata. O sedersi su uno scalino ricavato nello spessore del muro esterno, subito sotto una finestrella non più grande di un libro e chiusa da un’ inferriata a croce. Bastano pochi minuti lì dentro per chiedersi come sia possibile viverci mesi o anni senza impazzire. Vien d’ istinto avvicinarsi alla finestrella, quasi per scappar fuori almeno con lo sguardo, ma si vede poco anche perché quel pezzettino di cielo è occupato da una colomba che ha fatto il nido accanto alle sbarre e sta covando senza curarsi troppo dell’ intruso. Forse anche Messer Filippo ebbe la compagnia dei colombi che vivevano sulla torre, e con loro sognò di volar via. Ci vuole un po’ per superare il senso di oppressione e cominciare a guardare le pareti dove parole e immagini si sovrappongono confuse e raccontano una storia ancora tutta da interpretare. Si vede Messer Filippo con un archibugio in mano, un veliero che pare spagnolo, la bella castellana elegantissima, un bambino, strumenti di tortura, diversi stemmi nobiliari, ancora la castellana che tiene un bambino per i piedi e – ripetuta più volte – la figura di una donna in abito scuro con la spada in una mano e una testa decapitata nell’ altra. E tante scritte, spesso incorniciate come fossero quadretti, dove si leggono in prosa e poesia parole d’ amore che echeggiano il dolce stil novo, suppliche disperate, dichiarazioni d’ innocenza e di sconforto, tristi presagi di morte e tante scritte ancora, spesso poco leggibili. «Questo fotoromanzo di 500 anni fa venne scoperto per caso nel 1947 – spiega Paola Corni, responsabile del settore Cultura del Comune di Spilamberto -. Nel corso di certi lavori di riparazione della torre, venne abbattuta una paretina sotto la rampa di scale e apparve la cella. Sul pavimento c’ erano ancora i resti di un pagliericcio, che in pochi giorni si polverizzò. I muri erano completamente coperti di scritte e disegni rimasti sigillati forse dal giorno in cui Messer Filippo venne giustiziato». Dopodiché qualcuno murò la porticina e lentamente tutti dimenticarono quel prigioniero grafomane. A vedere questa storia ritornata dai secoli vennero i funzionari dell’ Archivio di Stato di Modena che esaminarono i disegni e lessero come poterono le iscrizioni un po’ confuse arrivando alla conclusione che si trattava di una storia scritta da un prigioniero. Un uomo che forse era finito in quella cella per l’ amore di una donna. «Io sono Filippo chiamato il diavolino/ che mai più so stato in prigione ma la mia vita fo martorizzata/ che de a chosì certamente perché fo meschino non feci a nisiuno male…». Il protagonista s’ è subito presentato dicendosi innocente e incensurato, e in un altra scritta spiega come finì in prigione: «Signori io stava iqui per li fatti miei e non dava fastidio a nessuno/ abensongia che ve lo dica/ che fo respinto da una dona che non ma voluto vedere dipinto/ ma se io potesse una volta giustizia fare/ per penetensia glie vorria dire che andasse là donde me lasase stare/ Volete vedere che questa è una bella festa/ che questa dona ma fatto rompere la testa… Donna crudele e ingrata/ io in lei servire e lei me maltrattare». Messer Filippo dice che se ne stava per i fatti suoi senza fare male a nessuno e accusa una donna del suo tragico destino. Prova rancore verso di lei, ma in un’ altra iscrizione il tono cambia del tutto. «Le amorose fiamme il core me acende/ per tuo amore a le cose mia bella/ se questa infelice vita iqui resta/ la nostra alo spirto farà da te ritorno…». Una dichiarazione d’ amore eterno ribadita anche in un’ altra frase: «Sempre la sua figura adorerò/ sempre servo devoto sarò…». Tante scritte difficili da leggere, un po’ sbiadite e a volte contraddittorie, ma che comunque portarono gli esperti a immaginare una storia più o meno così. Messer Filippo era un mercante di stoffe di probabile origine ispanica che in un anno imprecisato del Cinquecento si presentò al castello di Spilamberto, dei nobili Rangoni, per vendere preziosi tessuti portati da oltremare. Venne bene accolto e ospitato a lungo dal signore e dalla castellana che subito fu attratta da broccati e sete, ma anche dal mercante, un uomo «ne colto ne ignorante», ma che aveva viaggiato molto e frequentato nobili e potenti. Così sbocciò una storia d’ amore non proprio platonico e dopo nove mesi nacque un bel bambino che il signore del castello non riconobbe affatto come suo. Non gli ci volle molto a capire chi era il padre. Messer Filippo venne rinchiuso in quella cella nel sottoscala (forse fatta apposta per l’ occasione), dove mentre aspettava il boia ebbe il tempo per realizzare il fumetto della sua tragica storia. E per farlo grattò dal muro il nerofumo che lo copriva (prima in quel punto c’ era stato un camino) e lo impastò come poté per farne inchiostro con cui scrisse e disegnò. Questo racconto è stato ripetuto per anni tra la gente di Spilamberto e col tempo s’ è arricchito di inchiostro impastato col sangue e anche del fantasma del Diavolino, che nelle notti d’ estate qualcuno sente ancora piangere e disperarsi. Nessuno ha mai avuto dubbi sulla storia del mercante spagnolo, anche se molti tasselli del mosaico non tornavano. Ad esempio: che ruolo ha nella vicenda di Messer Filippo quel bambino tenuto per i piedi? Perché Filippo accusa la sua amata di averlo respinto e di non volerlo vedere nemmeno dipinto, se invece lo accolse tra le sue braccia? Quella testa mozzata nelle mani della donna armata di spada è il futuro che Filippo si aspetta o allude ad altro? Quella donna è la sua amata o un’ altra donna? In realtà queste immagini paiono appartenere a una storia differente, come quella suggerita da alcune delle iscrizioni che ci portano non in Spagna, ma nelle Marche: «Ego Felippus fermanus». Messer Filippo era di Fermo? Da una supplica che lui rivolge al padrone del castello in un’ altra iscrizione sembrerebbe proprio di sì: «Choma signore illustre almo et soprano/ dona, singiore, la libertà al poverin marchisano…». Ma di chi sta parlando Filippo quando pare minacciare rivelazioni scottanti? «Dirò della sovarrana e pure de Giulia/ sua figlia ché quella è matre sua/ un laccio d’ oro a lè a messo al chollo…». Negli anni Sessanta qualcuno rispolverò questa storia e cercò una spiegazione a tanti dubbi riportando diversi brani dei testi scritti nella cella. Fu una fortuna, perché oggi molti di quei brani li ha cancellati il tempo e senza quelle trascrizioni sarebbe ancora più difficile capirci qualcosa. In quell’ occasione fu registrata anche una diversa interpretazione della storia. In questa seconda versione si ipotizza che Messer Filippo sia stato al servizio di Caterina Cybo, la nobildonna che nel 1520 sposò Giovanni Maria Varano, duca di Camerino. Sette anni dopo Caterina rimase vedova e quando arrivò il momento non rispettò la volontà del defunto marito il quale aveva lasciato detto che sua figlia Giulia, di 13 anni, andasse sposa a uno dei Varano di Ferrara. Caterina invece, per motivi non proprio sentimentali, la fece maritare con Guidobaldo II della Rovere. Per impedire il matrimonio diversi pretendenti al ducato attaccarono Caterina, ma alla fine lei ebbe partita vinta e quello che ci rimise più di tutti fu tal Venanzio di Serra San Quirico, che aveva appoggiato uno dei pretendenti sconfitti tradendo la fiducia di Caterina. Lei non dimenticò lo sgarbo e appena possibile gli fece tagliare la testa. La conclusione di questa seconda interpretazione dei graffiti è che probabilmente Messer Filippo venne rovinato dalla stessa donna, Caterina Varano. Nelle sue scritte, infatti, il disgraziato parla di una sovrana che aveva una figlia di nome Giulia, alla quale la madre mise un laccio d’ oro al collo (il matrimonio col Della Rovere?). E vien da pensare che sia proprio lei la donna di cui Messer Filippo si innamorò perdutamente. Ma perché lei lo volle rovinare? «La mia vita fu martorizata», dice Filippo a un certo punto, ma non dice il perché di tanto rancore nei suoi confronti. Di certo da quella donna con la spada in mano e la testa tagliata nell’ altra non c’ era da aspettarsi troppe tenerezze. Comunque, anche questa versione della storia ha degli elementi convincenti e altri meno. Allora perché non pensare che tra le due storie – l’ avventura con la castellana e l’ antico amore per Caterina la vendicatrice – ci sia un legame che ci sfugge? Si tratta forse di un’ unica storia che non riusciamo più a dipanare? Sono passati più di 50 anni da quando venne scoperta la cella nella torre e pochi si sono dedicati a rimettere insieme il tragico messaggio lasciato da Messer Filippo. I «fumetti» sono stati un po’ dimenticati e il tempo ha lavorato per annebbiare i disegni e confondere quelle parole scritte col nerofumo, ma davvero bagnate di sangue. Ora, finalmente, qualcosa si muove e pochi giorni fa i tecnici di un istituto specializzato in conservazione e restauri (Fondazione Cesare Gnudi) sono entrati nella piccola cella per dare inizio alla prima fase di indagini che porterà al restauro. L’ intervento vero e proprio potrebbe iniziare già in autunno e in un paio d’ anni il testamento di Messer Filippo potrebbe tornare a essere leggibile, per raccontarci perbene quell’ antica storia d’ amore finita in tragedia. Viviano Domenici vdomenici@corriere.it (2 – continua) La mappa E LE LEGGENDE LA VISITA DELLA TORRE Per visitare la Torre e la cella di Messer Filippo, occorre prenotare telefonando al Settore Cultura del Comune di Spilamberto: 059/789.964. Adesso la Torre ha cambiato destinazione d’ uso: fino a qualche tempo fa era la sede della Consorteria dell’ Aceto balsamico, di cui Spilamberto è la capitale (la sede si è spostata solo di pochi metri) ed è rimasto l’ Ordine del Nocino modenese. LA FAVOLA DEL DRAGO Un altro motivo di interesse legato alla Torre è la storia del drago Magalasso, un serpente col corpo a strisce colorate e occhi e denti da uomo. Un mostro che spaventava la gente costringendola a rifugiarsi in cima alla Torre. Pare che la favola nasconda una lezione di storia. Il mostro, infatti, rappresentava i signorotti della zona ai quali il popolo resisteva combattendo dalla Torre, che ancora oggi è simbolo del popolo di Spilamberto, e non del Signore di turno.

Gratta e Ritorna a Spilamberto | Dall’8 dicembre.

gratta e ritorna spilambertoPer tutto il mese di dicembre vai nei negozi di Spilamberto

associati a “Le Botteghe di Messer Filippo

e potrai partecipare al gioco “Gratta e Ritorna“,

com premi in palio per oltre 8000 euro e più di 300 oggetti regalo

 

Museo dell’aceto Balsamico tradizionale – Il decennale

 

 

 

Spilamberto | Spazio Eventi L. Famigli

9.00 Saluto del Sindaco di Spilamberto
Francesco Lamandini
a seguire interventi di:
Gian Carlo Muzzarelli
Assessore Regionale alle Attività produttive
Maurizio Torreggiani
Presidente CCIAA Modena
Emilio Sabattini
Presidente della Provincia di Modena
10.15 Dieci anni del Museo del Balsamico Tradizionale
Cristina Quartieri
Direttore del Museo
Un museo di qualità per un’eccellenza millenaria
Laura Carlini
Responsabile del Servizio Musei IBC
10.40 Intervento del Gran Maestro della Consorteria
Luca Gozzoli
La sfida del millennio, Balsamico e Ferrari
a confronto
Lezione del Maestro
Franco Satrioni
Spilamberto | Rocca Rangoni
12.00 Premiazione del progetto vincitore del concorso
di progettazione per la riqualificazione di una
porzione di centro storico a ridosso della Rocca
Rangoni e dell’annesso parco su via Savani
e via Piccioli
Seguirà rinfresco

Progetto: l’è tota ‘na lus | Spilamberto e il Natale 2012

 

Luminarie Natale 2012

Gentile cittadino,

vogliamo rubarLe qualche minuto per illustrarLe compiutamente un innovativo progetto che

prende il via quest’anno, promosso e organizzato dall’Associazione di commercianti Le Botteghe di
Messer Filippo, per rivoluzionare l’addobbo luminoso del nostro paese in occasione del Natale.
Il progetto, che abbiamo denominato l’è tota ‘na lus, citando il verso di una poesia di Silvio
ani inserita nel libretto Storia di Spilamberto a Sonetti del 2003, prevede di installare, anziché
le classiche luminarie lungo le strade, un’illuminazione con tubi a led, sul modello di quelli già
presenti sul Torrione, che metteranno in luce i profili dei negozi e dei palazzi creando una magica
atmosfera.

È la prima pietra di un progetto in divenire che si svilupperà nel corso dei prossimi anni
incrementando di volta in volta questo primo nucleo di luminarie con concorsi e iniziative
collaterali che allieteranno il Natale di Spilamberto in modi sempre diversi, grazie anche al prezioso
contributo di artisti locali che hanno già dato la loro disponibilità a progettare con tante idee
l’illuminazione del nostro paese.

Quest’anno le zone interessate dalle luminarie saranno la parte di centro che va da Via
Roncati fino a piazza Roma, oltre a S. Adriano, S. Giovanni e Piazza caduti che sarà curata in modo
particolare. Il percorso continuerà in Viale Rimembranze, poi Piazza Sassatelli, per proseguire
con un importante allestimento del centro commerciale Giove, a sottolineare una delle porte di
Spilamberto, per finire con qualche intervento anche in piazza Leopardi.

I tubini non sono stati noleggiati come accadeva nelle passate edizioni, bensì acquistati
quindi si tratta di un vero e proprio investimento a lungo termine. Inoltre verranno lasciati sempre
montati in modo da poter essere accesi non solo per il periodo natalizio ma anche per vestire a
festa Spilamberto in occasione di fiere, manifestazioni e iniziative varie.

I negozianti associati sono in prima persona fortemente coinvolti nel progetto, contribuendo
con forte spirito di partecipazione alla buona riuscita dell’allestimento, le cui spese di montaggio e,
soprattutto, di fornitura elettrica, sono interamente a carico loro.

La stessa Amministrazione comunale, visti i vantaggi economici, di sostenibilità ambientale e

risparmio energetico e di innovazione che il progetto comporta, ha deciso di sostenere attivamente

l’iniziativa, installando la stessa illuminazione anche negli edifici comunali.

Ma non ci vogliamo fermare qui, l’intera cittadinanza è invitata a unirsi a questo progetto
per il miglioramento e l’abbellimento della nostra Spilamberto. Infatti chiunque volesse aderire
e addobbare la facciata della propria casa può rivolgersi alle Botteghe di Messer Filippo, che
gestiscono questa nuova sfida e che si offrono di fornire il tubino led al prezzo di costo.

 

Contribuiamo tutti insieme a rendere Spilamberto, un anno dopo l’altro, sempre più luminosa
e sensibile alle tematiche del risparmio energetico per un ambiente sostenibile!

Ringraziando per l’attenzione, l’occasione è gradita per augurare a tutti un buon Natale!

Per ogni informazione e chiarimento o per acquistare i tubini a led è possibile rivolgersi a:

PER INFORMAZIONI SCRIVETE UNA MAIL DA QUESTO SITO ALLA PAGINA “CONTATTI”

Il Presidente
Associazione Le Botteghe di Messer Filippo
Claudio Baracchi

 

Mercatino del Regalo Intelligente

Dall’8 dicembre al 6 gennaio un ricco programma di iniziative presentate dall’Associazione Le Botteghe di Messer Filippo per festeggiare il Natale.

La giornata inaugurale delle iniziative di Natale sarà allietata dall’accensione dell luminarie e dal Mercatino del Regalo Intelligente a cura delle associazioni spilambertesi.