Sulle Luminarie di Spilamberto – Di Claudio Baracchi

Buon Natale Spilamberto e a tutti gli spilambertesi…

Ho deciso di scrivere in prima persona, in quanto ideatore e promotore del progetto “L’é tota ‘na lus” ,  progetto che sta destando non poche perplessità, discussioni e domande da parte della cittadinanza.

Si dice “sono brutte”, “sono spartane”, “non sembra Natale” e si parla di Vignola come se si trattasse di El Dorado. Lo capisco e non me la prendo, anzi per lo più sono d’accordo…  finché non avremo definito completamente i contorni del caseggiato almeno del centro storico non sembreranno nemmeno luminarie… soltanto un brutto pasticcio di luci.

L’idea di “L’é tota ‘na lus” è figlia naturalmente della crisi e della necessità di risparmiare rispetto alla luminaria tradizionale che, non dimentichiamolo, ha costi molto alti e non ti lascia mai in mano niente. Investi un sacco di soldi, arriva la Befana, smonti tutto e l’anno dopo parti da zero, di nuovo investi un sacco di soldi e avanti così negli anni a venire.  Se ci pensate, davvero, uno strano modo di investire. Un movimento di cassa forse più simile allo  sperpero che all’investimento, o almeno così dobbiamo leggerlo ora che una certa abbondanza è venuta meno.

Il primo punto forte, a mio parere, del progetto spilambertese di luminaria è infatti questo:

1. Le compriamo e sono nostre

2. Le montiamo, le lasciamo montate e le utilizziamo quando vogliamo, durante tutte le manifestazioni, non solo a Natale.

Naturalmente la luminaria così concepita non può avere lo stesso ingombro della luminaria classica, appesa da un lato all’altro della strada, serve una luminaria che stia montata tutto l’anno e che possa rendersi, per così dire, invisibile se non utilizzata…  dunque siamo arrivati a pensare di disegnare i contorni dei palazzi, dei caseggiati, partendo da quello che potevamo fare da subito senza chiedere troppi permessi, cioè le vetrine. Quella è stata la parte più facile. E ricordo a tutti che tutte le luminarie che vedete attorno alle vetrine, sono state sì fornite dalle “Botteghe”, ma ogni negoziante ha fatto la sua parte accollandosi l’onere del montaggio… e posso garantirvi che non son stati spiccioli.

Questo per dire che i negozianti hanno tanto creduto in questo progetto da investirci del loro… non si sono limitati a guardare cosa offriva Pantalone. Sembrava fattibile e ci si sono buttati. Comunque andrà hanno provato a fare qualcosa di diverso e di ambizioso e a loro va concesso, quantomeno, l’onore delle armi… come quello della pazienza. Perché lo so benissimo, ora anche trai soci delle Botteghe comincia a circolare un po’ di scoramento, gli anni passano e il progetto non decolla,  le difficoltà aumentano, le vendite di Natale non godono di un’atmosfera adeguata. Difficile mantenere l’entusiasmo. Per tutti.  E’ chiaro che risparmiare non basta.

Infatti siamo qui,  signori commercianti, esercenti, artigiani, cittadini, siamo al punto in cui dobbiamo decidere da quale parte andare. “L’é tota ‘na lus” avrà senso se riusciremo a finire nel giro di un paio di anni i contorni dei palazzi di Via Roncati, Corso Umberto, di Piazza Caduti, Via S.Giovanni, Via S.Adriano, Piazza Roma… e il problema non è quello delle risorse. Noi possiamo completare l’intero Borgo in due anni investendo sempre meno che se facessimo le luminarie appese, dunque affrontando costi sostenibili. Solo dobbiamo sapere immediatamente se lo vogliamo fare. Perché il problema principale è che non abbiamo ancora il consenso da parte dei proprietari per intervenire in molti degli edifici interni a questo perimetro. E abbiamo chiesto di farlo a spese delle Botteghe. Senza chiedere contributi.

Questo probabilmente perché il progetto non è stato descritto bene, non è stato condiviso a dovere, non è stato creato un movimento d’opinione a favore che aiutasse l’impresa e che, per così dire, smussasse un po’ di spigoli, spianasse le strade.

Ora, io sarò anche un visionario, ma invito tutti ad immaginare, per un attimo il centro storico completamente sagomato in led bianco caldo, lo so, abbiamo commesso l’errore di mettere in giro anche un sacco di bianco freddo, ma immaginiamolo tutto caldo, dello stesso colore, come in alcuni anni diventerà veramente, anche il Torrione, linee semplici,  i tetti, i bordi, le sagome dei negozi in fondo… se pensate che il campanile, da solo si vede da chilometri di distanza, pensate al paese intero…. si vedrebbe come un lampo giallo dalla cima del Monte Cimone… saremmo penso l’unico paese in Italia, non so… credo ce ne siano anche pochi al mondo…

Il secondo punto di forza di questo progetto infatti consiste nel fatto che dall’austerità della crisi ne usciremmo, come sempre gli spilambertesi, con l’idea in più, con l’idea diversa da tutti gli altri…  necessità e virtù colte con un solo colpo….  E, ripeto, non è una questione di risorse. Comunque risparmieremo dal 30 al 50%  rispetto agli altri che montano e smontano,  montano e smontano…  e più il progetto si avvicinerà al compimento,  meno avremo bisogno di interventi importanti… per arrivare a una semplice manutenzione. Questo secondo me è investire e non sperperare.

Ci serve soltanto la volontà di farlo. Dobbiamo volerlo insieme, evitando di delegare tutto il lavoro ai soliti quattro con poche forze per poi commentare negativamente i risultati… questo aspetto della spilambertesità, mi dispiace, ma finisce per essere castrante per tutti.

Il progetto è semplice, l’alternativa la conosciamo, luminarie appese, sempre quelle, sempre uguali,  sempre meno come numero, sempre più rade, a risparmio, come già avevamo cominciato a fare negli ultimi anni,  se ricordate le care vecchie luminarie  avevano stancato molti … non abbiamo cominciato a pensare a qualcosa di alternativo per caso.

Mi direte che sono stati fatti degli errori e vi risponderei che lo so e tutte le volte che facciamo un errore nuovo mi stupisco del fatto che sia così difficile non farne. Paghiamo lo scotto del fatto che stiamo facendo qualcosa che non abbiamo mai fatto e che probabilmente non è mai stato fatto nelle proporzioni in cui noi lo stiamo sognando.

Prendendo come esempio il campanile di S.Adriano vi dirò che quando Don Lauro per la prima volta mi ha detto: “No la croce no”, non ci ho dato il peso che, mi rendo conto, oggi percepisco vedendo l’opera conclusa. Oggi quell’opera sembra incompiuta a tutti e io credo anche a Don Lauro. Ma quando lui disse per la prima volta “no” ammetto che a me sembrò un’inezia…. cos’era la croce al cospetto di un campanile di 50 metri completamente sagomato a led? Un’inezia impercettibile.  Invece mi sbagliavo. Di fatto quella croce mancante crea un vuoto insopportabile che naturalmente, e in certi casi esageratamente, sta facendo parlare e discutere.

Questo nessuno di noi lo aveva davvero immaginato. Ci torneremo e correggeremo. Come in tutti gli altri casi di situazioni da perfezionare. L’importante è che insieme si abbia la visione dell’obbiettivo verso il quale stiamo tendendo. Un paese intero che, a partire dal centro storico, con il tempo, decide di confezionarsi su misura un vestito per la festa, per tutte le feste, già pronto e solo da accendere all’evenienza… se decideremo che quello sarà l’obbiettivo.

Aggiungo che fare le cose in pochi, con pochi soldi e in poco tempo aiuta a commettere errori. Io come Claudio, ma penso il resto delle Botteghe saranno d’accordo, non disdegnerei un gruppo di cittadini che volessero collaborare al progetto e apportare idee e forza organizzativa. Visto che la luminaria è una cosa così sentita è giusto che alla realizzazione partecipino il maggior  numero di rappresentanze possibile. Sarebbe una bella novità. Invece di essere un progetto di “Le Botteghe di Messer Filippo” potrebbe diventare un progetto di tutti gli spilambertesi. E penso che sia l’unico modo per farlo funzionare.

Se sarò sempre solo io ad andare a chiedere i permessi ai proprietari degli stabili, dopo un po’ diventerò qualcosa come una macchietta, una piattola, difficile sembrare credibile. Se saremo in tanti sarà il progetto stesso a bussare alla loro porta. Siete tutti invitati alla partecipazione.

Un abbraccio, con affetto, Claudio